Sanscrito, la lingua dello Yoga

Sanscrito, la lingua dello Yoga

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Oggi parliamo di Sanscrito, la lingua dello Yoga

Se pratichi o insegni Yoga avrai sicuramente un minimo di familiarità con questo idioma. 

Eppure, inizialmente, può risultare particolarmente ostico.

Se non addirittura demotivante per alcuni.

Dopotutto, come ogni “novità” o “cambiamento”, per poterlo accogliere, anche il Sanscrito ha bisogno di essere “compreso”, seppur a grandi linee… 

In realtà vedremo che, in quanto lingua vibrazionale, il potere del Sanscrito va al di là della semplice comprensione dei significati di ogni singola parola. 

In pratica, non è indispensabile conoscere la traduzione di ogni termine per assorbirne l’energia intrinseca. 

Vero è che la stessa parola “Yoga” deriva dal Sanscrito, così come “Asana” e il nome di ciascuna posizione che pratichiamo sul tappetino.

Anche “Pranayama“, “Mantra”, “Mudra”, “Bandha” e “Chakra” sono termini sanscriti.
Come pure i vari stili di Yoga sono perlopiù conosciuti con la corrispettiva parola in Sanscrito
Ma l’elenco potrebbe proseguire all’infinito…

In questo articolo cercheremo di prendere un po’ più di confidenza con questa antichissima lingua.
In particolare ti propongo un piccolo Glossario delle parole sanscrite più usate nello Yoga.

Ma scopriremo anche alcuni termini utili per conoscere meglio gli Asana (e memorizzare i loro nomi). 

Infine ti suggerisco un comodo Traduttore di Sanscrito e un Dizionario Online

Namastè!

Sanscrito, la lingua “perfetta”

Ma che cos’è il Sanscrito?

Il Sanscrito (da saṃskṛtam, संस्कृतम्  in alfabeto Devanagari) è una lingua ufficiale dell’India, nonché una delle più antiche al mondo. Appartiene al ramo più orientale delle lingue indoeuropee, nello specifico a quelle Indo-Arie.

Vediamo subito il significato del termine “Sanscrito” (sams-kr-ta) che potremmo tradurre come “lingua perfetta” o “elaborata”.

Ciò in opposizione al “Pracrito”, cioè la “lingua naturale” o “parlata”. 

Infatti, al giorno d’oggi, il Sanscrito sopravvive solamente come lingua usata nel rito induista. 

Si può dire che il suo ruolo in India sia molto simile a quello che hanno il Latino e il Greco antico in Europa. 

Inoltre, devi sapere che ne esistono due varianti: il Sanscrito vedico (più antico, proprio della lingua usata nei testi Veda) e il Sanscrito classico (più tardo e utilizzato nei poemi epici e nella poesia). 

In ogni caso l’uso del Sanscrito veniva storicamente riservato alla élite delle caste più alte dell’India e a tutte le grandi forme letterarie. 

Dunque fu la lingua ufficiale dei Brahmani, la più importante casta sacerdotale induista. 

Ma è proprio in questa straordinaria lingua che sono stati scritti i principali testi su cui si fonda la disciplina dello Yoga come, ad esempio, gli Yoga Sutra, ancora oggi oggetto di continue interpretazioni dagli studiosi di tutto il mondo. 

L’alfabeto Sanscrito

Alfabeto Sanscrito, la lingua dello Yoga

L’alfabeto della lingua sanscrita non è formato da lettere bensì da sillabe chiamate Mantrika (che significa “piccola madre”).

Non a caso è come se ogni sillaba contenesse al proprio interno la capacità di manifestare l’energia di cui è portatrice.

Dunque il Sanscrito si fonda su un sistema sillabico che è definito alfabeto Devanagari.

La scrittura Devanagari rappresenta un alfabeto abugida o alfasillabario.

Questo termine vuol dire che una parola è formata da segni differenti i quali, messi insieme, costituiscono le singole sillabe di una parola.

Ma la cosa davvero interessante del Sanscrito, senza perderci in tecnicismi, è il suo straordinario potere vibrazionale!

Infatti, grazie all’energia e alla frequenza che produce, è possibile percepire le vibrazioni del Sanscrito non solo grazie al senso dell’udito, ma anche attraverso il nostro corpo. 

Ciò è sufficiente a riassumere la meravigliosa portata della lingua dello Yoga: non si limita a descrivere un oggetto o un concetto, ma cerca di raggiungerne la sua essenza più profonda.

Incredibile, vero? 

Ma c’è dell’altro…

Il Sanscrito, essendo una lingua particolarmente evocativa, racchiude in sé molteplici sfumature.
Ragion per cui una stessa parola può comprendere significati differenti ed estremamente articolati.
Talvolta è sufficiente un unico termine per spalancarci le porte a un universo intero… 

Un esempio?  

Prova a pensare alla parola sanscrita “Yoga” e alle sue infinite declinazioni…

Ma veniamo alle parole sanscrite… 

Nonostante la complessità dei significati ti potrebbe essere utile comprendere le parole più diffuse durante le classi di Yoga…

Sanscrito, Glossario delle parole più usate nello Yoga

Sanscrito, glossario delle parole più usate nello Yoga

Per chi pratica Yoga, e soprattutto per chi lo insegna, conoscere alcune parole in Sanscrito è davvero molto importante.

Solo in questo modo è possibile capire il significato profondo di alcuni concetti filosofici (anche complessi) nel tentativo di aderire il più possibile a quello spirito autentico di una disciplina millenaria come lo Yoga.   

Ecco un piccolo Glossario di termini in Sanscrito che potrebbero esserti molto utili per progredire nella tua pratica Yoga:

Agni

Fuoco”.
Divinità vedica e uno dei 5 Elementi (Panchamahabhuta) su cui si fonda l’Ayurveda

Ahimsa

Non violenza”, “non uccidere” o “non nuocere”.
Secondo lo Yoga Classico di Patanjali Ahimsa rappresenta il primo dei 5 Yama (i principi etici dello Yoga).
Precetto tipico dell’Induismo, del Giainismo e del Buddhismo, citato già negli antichi testi delle Upanisad.

Akasha

Etere”.
Elemento spazio, etere universale che pervade l’intero universo. Anch’esso uno dei 5 Elementi (Panchamahabhuta) su cui si fonda l’Ayurveda

Asana

Posizione Yoga”.
Terza fase dell’Ashtanga Yoga di Patanjali che, nei suoi Yoga Sutra, parla di “posizione stabile e confortevole” («Sthira Sukham Asanam» Yoga Sutra 2.46).

Ananda

 “Assoluta beatitudine”, “gioia infinita”.

Ashtanga Yoga

Gli otto passi dello Yoga“.
Letteralmente “Le otto (Ashta) fasi (Anga) dello Yoga“.
Definizione tratta dagli Yoga Sutra (2.29) di Patanjali, dove l’autore sistematizza la disciplina dello Yoga.
In Sanscrito “Anga” significa anche “membro” perché questo sistema di Yoga è come un corpo formato da otto membra, qualcosa di organico che non si può separare.
Infatti per l’allievo non è possibile raggiungere la realizzazione ultima se non si attiene organicamente a tutti gli otto “Anga”.
Per conoscere nel dettaglio le otto fasi dello Yoga ti rimando all’articolo “Patanjali e gli 8 passi dello Yoga“.

Ayurveda

Scienza della Vita“.
Si tratta di una vera e propria scienza medica.
Per risalire alle origini dell’Ayurveda si deve andare indietro nel tempo di almeno 5000 anni.
La medicina ayurvedica trae infatti origine dai Veda, considerati dai ricercatori i più antichi testi creati dall’umanità di cui si possa avere notizia.

Bhagavadgita

Canto del Divino” o “Canto dell’Adorabile“.
È parte del grande poema epico “Mahabharata” ed è composto di circa 700 versi (Sloka, quartine di ottonari) divisi in 18 Canti.
La Bhagavadgita ha valore di testo sacro e, nella storia, è divenuto tra i testi più prestigiosi, diffusi e amati tra i fedeli dell’Induismo.
Al suo interno (in particolare nei 47 versi del sesto capitolo) viene ampiamente trattato il tema dello Yoga.

Bandha

Legame“, “blocco“, “sigillo” o “chiusura“.
Si tratta di specifiche Mudra di chiusura il cui scopo è quello di “bloccare” il Prana in determinate aree e dirigerne il flusso in Sushumna Nadi per favorire il risveglio spirituale.
In particolare i Bandha rappresentano una serie di tecniche di contrazione volontaria della muscolatura profonda che avvengono grazie alla temporanea sospensione della respirazione.
Per saperne di più leggi l’articolo completo sui Bandha.

Bhakti

Devozione“, “Amore”.
Bhakti Yoga è infatti “lo Yoga della totale dedizione al Divino”.
In questo tipo di Yoga un’importanza centrale viene data, quindi, al supremo attaccamento al Signore, rispetto al quale la conquista dell’enstasi è considerata un fenomeno secondario.

Brahman

“L’Assoluto”, “Quello”, “lo Spirito”.
Essere primordiale, Divinità nel senso più elevato della parola, la Realtà suprema.
Il termine Brahman, morfologicamente costruito sulla radice sanscrita “brih”, che significa “crescere” o “espandere”, indica l’essenza spirituale onnipervadente, infinitamente vasta, senza limiti. 

Chakra

“Ruota”, “Cerchio”, “Disco”, “Vortice di Coscienza”.
Secondo la fisiologia yogica, in particolare dello Hatha Yoga, si tratta dei 7 centri del corpo sottile situati lungo la colonna vertebrale, dal coccige fino alla testa (ed oltre), attraverso i quali si muove l’energia.

Chitta

“Pensiero”, “Coscienza”, “Sostanza mentale” o “Elemento sottile da cui si evolve la mente”.
Deposito dei ricordi e delle impressioni (Vasana) e delle tendenze o semi mentali (Samskara).

Dharana

Concentrazione” della mente sull’oggetto prescelto.
Rappresenta il sesto degli 8 passi dello Yoga Classico di Patanjali.

Dhyana

Contemplazione profonda” o “Meditazione”.
Questa è invece la settima fase dello Yoga classico di Patanjali.

Dosha

Secondo l’Ayurveda, sono le tre “sostanze vitali” presenti nell’apparato psico-somatico di ogni persona che hanno dato luogo alla dottrina del Tridosha.
I 3 Dosha sono: Vata, Pitta e Kapha.

Guna

Letteralmente “filo”, “caratteristica”, “qualità”.
Sono le 3 energie (Triguna) intrinseche della Natura (Prakriti) che determinano il condizionamento di ogni essere vivente e non vivente.
Attributi principali della sostanza universale che sono alla base della manifestazione.
I 3 Guna sono:
Tamas, cioè letargia, ignoranza, pigrizia, disordine, ritardo, mancanza di visione;
Rajas, corrispondente ad attività frenetica, passione, dinamismo inarrestabile, desideri intensi, creatività e competitività;
Sattva, che indica riflessione, equilibrio, verità, bontà, leggerezza, luminosità, altruismo, lungimiranza e armonia.

Guru

Precettore”, “Insegnante”, “Maestro”; anche persona venerabile.
Il termine fa riferimento al “peso” della Sapienza di cui il precettore è portatore.
Guru è più che un semplice Insegnante: è un ricercatore, un esempio, una vera fonte di ispirazione. 

Hatha Yoga

Yoga dello Sforzo”.
È quel tipo di Yoga che ha per scopo la trasformazione del corpo in tempio dello spirito.
Si realizza attraverso l’armonizzazione e il dominio del corpo, posture e purificazioni corporee, tecniche di controllo ed espansione del respiro (Pranayama).
Inoltre, la parola “Hatha” si compone di due termini “Ha” e “Tha” che indicano rispettivamente il Sole e la Luna anche se, indubbiamente, hanno poco in comune con i termini sanscriti Surya e Chandra.

Ida

Corrente energetica (Nadi) nonché divinità preposta al nutrimento.
In particolare “Ida Nadi” sorge dal lato sinistro di Muladhara Chakra e sale con un movimento a spirale lungo la colonna vertebrale fino al lato sinistro di Ajna Chakra per poi sfociare dalla narice sinistra.
È di polarità negativa e trasporta la parte femminile dell’energia caratterizzata da una forza introspettiva e lunare.

Karma (o Karman)

Letteralmente significa “azione”.
Secondo la religione e la filosofia indiana indica la legge di causa-effetto su cui si regge l’universo.
Rappresenta la concatenazione degli eventi durante il corso della vita come risultato delle vite passate.
C’è anche un tipo di Yoga che rimanda proprio al termine Karma ed è il Karma Yoga o “Yoga dell’azione”, intendendo qui l’azione giusta, retta, compassionevole e altruistica.
Tale filosofia è esposta nel terzo capitolo della Bhagavadgita.

Kundalini

Letteralmente “serpente”. Energia psichica potenziale e latente.
Nella simbologia yogica è rappresentata come un serpente avvolto tre volte e mezzo su se stesso “normalmente” dormiente in Muladhara Chakra, il plesso energetico della radice situato alla base della colonna vertebrale.
Quando si risveglia, sviluppa i poteri psichici degli Yogin, risalendo tutti i Chakra.
Da qui lo stile di Yoga definito appunto “Kundalini Yoga”.

Mantra

Termine composto dalle parole sanscrite “Man” che significa “Mente” e dal suffisso “Tra” che indica il mezzo, lo strumento attraverso cui “Giungere alla Mente” e rallentarne la frenetica attività.
Letteralmente “strumento di pensiero”, “formula”, o “parola sacra” di preghiera o di Meditazione atta all’ottenimeto e alla stabilizzazione di stati superiori di consapevolezza attraverso cui si raggiunge la perfezione o realizzazione del Sé.
Ma Mantra è anche “verso mistico”, “inno vedico”, “vibrazione sonora spirituale”, “idea”. 

Nadi

Condotti” o “Canali” energetici molto sottili che costituiscono una sorta di fitta rete autostradale grazie alla quale il Prana (l’energia vitale o nutrimento) viene distribuito in tutto il corpo.
Si tratta di canali non fisici, ramificati in ogni punto del corpo.
Alcuni testi parlano di circa 72.000 Nadi, di queste, le tre principali sono Sushumna, Ida e Pingala Nadi.

Namastè

Deriva dalle parole sanscrite “namas”, che significa “inchinarsi”, “salutare con reverenza”, e “te”, che significa “a te”.
Quindi Namasté significa letteralmente “io mi inchino a te” ma, a questa straordinaria forma di saluto, è associato anche un senso spirituale più profondo e potremmo anche tradurla come “le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine dentro di te.
Spesso questa forma di saluto viene considerata intercambiabile con la parola “Namaskar” ed è accompagnata da Anjali Mudra, il gesto con le mani unite in segno di preghiera.

Niyama

Osservanze personali”, “doveri” indispensabili per la realizzazione spirituale.
Dopo gli Yama, i Niyama rappresentano il secondo degli 8 passi dello Yoga di Patanjali.
Per scoprire nel dettaglio le 5 osservanze e come metterle in pratica nella vita di tutti i giorni leggi l’articolo!

Om

È considerata la “vibrazione Universale”, il Mantra dei Mantra.
Secondo gli antichi testi delle Upanisad «OM è il Brahman, OM è tutto l’Universo».
OM deriva da tre suoni distinti A – U – M che, per gli induisti, corrispondono ai tre stati di coscienza connessi all’esperienza umana: veglia, sogno e sonno profondo.
Nella visione induista AUM  è la sintesi della Trimurti (Brahma, Visnu e Shiva) nella sua essenza di Creazione, Conservazione, Dissoluzione.
Inoltre, nella visione filosofica del Samkhya, il simbolo OM riporta al concetto di Triguna: Sattva, Rajas, Tamas.

Patanjali

Autore dei celeberrimi aforismi sullo Yoga (gli Yoga Sutra) e codificatore del Darshana Yoga.
Si tratta di un testo redatto probabilmente intorno al 250 a.C. e composto da 196 versetti o sentenze (i Sutra, appunto).
Per saperne di più leggi l’articolo “Patanjali e gli 8 passi dello Yoga”.

Pingala

Corrente energetica (Nadi).
In particolare “Pingala Nadi” sorge dal lato destro di Muladhara Chakra e sale con un movimento a spirale lungo la colonna vertebrale fino al lato destro di Ajna Chakra per poi sfociare dalla narice destra.
È di polarità positiva e trasporta la parte maschile dell’energia, caratterizzata da una forza energizzante e solare.

Prakriti

Significa “Natura“, più precisamente è la “forma originale”, da “pra” cioè “inizio” e “kruthi”, vale a dire “formare”.
Difatti il termine si riferisce alla sostanza primordiale della Natura o, secondo la filosofia Samkhya, alla Natura stessa che fonda in parte tutto l’universo.
È sorgente degli aspetti materiali e mentali del mondo, distinti dal Purusha.
Dalla Prakriti promanano i tre Guna (vedi la voce Guna).
In Ayurveda viene identificata anche come la “costituzione individuale”.
Sulla base di tale costituzione si hanno infatti indicazioni per la diagnosi e il trattamento delle malattie e per determinare lo stile di vita più adatto.
Inoltre, sempre secondo l’Ayurveda, la Prakriti indica in quale proporzione si trovano i Dosha nella costituzione di un individuo.

Prana

Energia vitale originaria”.
Il termine può essere tradotto letteralmente come “Vita” e, in seconda istanza, viene spesso inteso come “Respiro”.
È la somma delle energie universali, è quell’energia che scorre in ogni essere permettendone la vita.
Ovunque c’è movimento nell’universo, là si manifesta il Prana.
È energia cosmica, energia che muove il mondo.
Il Prana è presente nell’aria, nell’acqua, nella luce del sole, nel profumo dei fiori, nel sapore dei frutti…
dalla singola cellula all’intero essere (microcosmo e macrocosmo). 

Pranayama

In ambito Yoga il termine è generalmente tradotto come “Tecniche di controllo ed espansione del Prana” (Energia o Forza Vitale).
Vera e propria scienza per regolare le fasi della respirazione, d’eccezionale importanza per la sua elevata capacità di purificazione e conseguente potenziamento di tutte le facoltà psicofisiche.
Il Pranayama si esplica in tre fasi: Rechaka (espirazione), Puraka (inspirazione) e Kumbhaka (sospensione del respiro).
Pranayama rappresenta inoltre il secondo degli 8 passi dello Yoga di Patanjali.
Se vuoi saperne di più vai all’articolo “Pranayama: i benefici della respirazione Yoga

Rishi

Grande saggio”, “Veggente”. 
Anche “cantori ispirati”, poeti-autori della letteratura vedica, maestri che raggiunsero poteri sovrumani e la percezione sovrumana.
Si contano tre diverse categorie di “veggenti”:
1.  Rajarishi, re santi;
2 . Brahmarishi, saggi brahmani;
3.  Devarishi, Deva che eccellono per santità e saggezza.

Samadhi

Contemplazione”, “Meditazione estatica”.
Ultima delle otto tappe dello Yoga definita anche come “Estasi”, “Liberazione” o “Illuminazione”.
In questo stadio la coscienza è ormai completamente libera dalla dualità soggetto-oggetto e può accedere a Kaivalya, la Liberazione.
A questo livello lo Yogin è infatti considerato un “essere liberato” pur vivendo ancora nel mondo fenomenico.

Sat, Cit, Ananda

I termini sanscriti “Sat” significano “esistenza”, “immortalità”, “Cit” (o Chit) “coscienza”, “consapevolezza”, “Ananda” “beatitudine”.
Rappresentano le tre caratteristiche intrinseche dell’Atman.
“Sat Cit Ananda”
è la formula che spiega la vera realtà del nostro Sé: chi siamo veramente.

Savasana

Posizione Yoga del Cadavere”.
Così chiamata perché rimanda ad uno stato di completa resa.
È fondamentale al termine di ogni classe di Hatha Yoga per lasciar sedimentare gli effetti della pratica.
Oltretutto viene usata spesso anche per alcune tecniche di Meditazione ed è la “postura regina” per qualunque sessione di Yoga Nidra.
In questa posizione il corpo disteso supino si radica nei punti di contatto attivando ed equilibrando le energie dei 7 Chakra.

Shakti (o Sakti)

Energia”, “Potenza”, “Forza spirituale o primordiale”.
Principio di Energia vitale cosmica o Natura.
Questa parola sanscrita indica l’Energia divina femminile personificata. 

Shiva (o Siva)

Letteralmente “Benefico”, “Propizio”, “Favorevole”, Essere Supremo.
Terzo principio della Trimurti, il Divino nella sua funzione di trasformazione e dissoluzione dell’Universo.
È il Sommo Maestro dello Yoga.
Insieme Shiva e Shakti rappresentano la coppia cosmica, due polarità opposte, due princìpi assoluti ed eterni;
il maschile e il femminile che, attraverso la loro unione, danno vita all’intera manifestazione.
È l’armonia del Tutto.

Sutra

Letteralmente “filo”.
Testi composti di aforismi per rendere più chiari i Veda.
Nel suo senso originale indica una “frase breve”.
Ciò permette alla ragione umana di seguire un percorso per acquisire un punto di vista più alto ed anche trascendente rispetto alle esperienze sensoriali.
I Sutra rappresentano ineguagliabili esempi di suprema sintesi, ma anche di insuperabile pregnanza di concetti e di idee.
Un classico esempio è rappresentato proprio dagli Yoga Sutra di Patanjali. 

Svadhyaya

Termine genericamente tradotto come “studio/conoscenza o consapevolezza di sé” ma anche come “studio dei testi sacri”.
Svadhyaya deriva infatti dalle parole sanscrite “sva” che significa “se stessi” e “adhyaya” che significa “studio” o “pratica di lettura”.
Rappresenta il quarto principio dei Niyama, le osservanze personali prescritte da Patanjali.

Tapas

Letteralmente “ardore”, “calore”.
Questa parola deriva infatti dalla radice sanscrita “tap” che significa “bruciare”, vale a dire riscaldare il corpo per purificarlo.
Nelle diverse tradizioni ascetiche, Tapas rimanda infatti al calore che lo Yogin sviluppa attraverso l’esecuzione delle pratiche a cui si vota. 
Negli Yoga Sutra di Patanjali il concetto di Tapas è incluso fra i 5 Niyama.
Tale prescrizione indica qui il “calore ascetico” ma anche “austerità”, “disciplina”, “passione”, “determinazione” e “fuoco della volontà”.

Trimurti

Aggettivo sanscrito; letteralmente che possiede “tre forme” o “tre aspetti”.
La parola fa riferimento alla Triade divina composta da Brahma, Vishnu e Shiva, che rappresentano rispettivamente il principio manifestante dell’universo (il Creatore), il principio conservatore (il Preservatore) ed il principio dissolutore (il Distruttore).
La Trimurti impersona simbolicamente i tre aspetti in cui Ishvara (la Divinità suprema) si manifesta nell’universo materiale.

Veda

Parola sanscrita che significa “sapienza”, “conoscenza”, “saggezza” rivelata dai Rishi.
Il termine si riferisce ai testi sacri degli Hindu, l’insieme delle scritture che la tradizione vedica considera di origine rivelata.
Questa sapienza primordiale venne sistematizzata presumibilmente fra il 1500 e il 500 a.C. in quattro raccolte (Samhita): Rig-Veda (il Veda delle laudi), Sama-Veda (il Veda dei canti liturgici), Yajur-Veda (il Veda del sacrificio) e l’Atharva-Veda (il Veda degli inni magici). 

Vritti

Vortice“, o “attività circolare senza inizio né fine” nella sostanza mentale (o Chitta). Attività mentale.
Questo termine definisce le onde di pensieri che la mente genera in modo incessante ed inconsapevole e che ne impediscono il vero utilizzo, cioè come mezzo per realizzare l’anima.
Da qui la celebre definizione di Yoga secondo Patanjali: «Yoga chitta vritti nirodha» ovvero «Lo Yoga è lo spegnimento dell’attività mentale, del turbinio della coscienza» (Yoga Sutra 1.2).

Yama

Principi etici”, “astensioni” indispensabili per la realizzazione spirituale.
Precedono i Niyama e rappresentano il primo degli 8 passi dello Yoga di Patanjali
Per scoprire nel dettaglio i 5 principi etici e come metterli in pratica nella vita di tutti i giorni leggi l’articolo dedicato agli Yama!

Yoga

Unione”, dalla radice sanscrita yuj “unire”, “collegare”.
Tale unità non è intesa solo come unione di corpo, mente e spirito, ma anche come unione della coscienza individuale con quella universale o cosmica.
Inoltre la parola sanscrita Yoga deriva anche da “yuga“, sostantivo del verbo “yuj”, cioè  “giogo” e “aggiogare”.
Da qui il senso di questa antica disciplina come insieme di pratiche aventi lo scopo di “controllare”, “governare” consapevolmente il corpo e i sensi.
Yoga rappresenta uno dei sei Darshana (le scuole di interpretazione dei Veda) che si fonda sugli Yoga Sutra di Patanjali.

Sanscrito, altri termini utili per conoscere gli Asana

Sanscito, la lingua dello Yoga per conoscere gli Asana

Di seguito ti propongo un elenco di parole in Sanscrito con la relativa traduzione in italiano.

Si tratta di termini (perlopiù usati come prefissi) particolarmente utilizzati durante le classi di Yoga.

Questi termini potrebbero aiutarti a memorizzare i nomi di alcuni degli Asana più praticati e a comprenderne meglio il reale significato.

Adho

“In giù” o “In basso” 

(come in Adho Mukha Svanasana, posizione Yoga del Cane a faccia in giù o Adho Mukha Vrksasana, posizione dell’Albero Capovolto o Verticale)

Ardha

“Mezzo” o “metà”

(come Ardha Chaturanga Dandasana, posizione Yoga della Panca o Ardha Chandrasana, la posizione Yoga della Mezza Luna)

Baddha

“Presa”, “limitato”, “restrizione”, “contenuto”

(come Baddha Konasana, la posizione Yoga dell’Angolo Contenuto)

Chandra

“Luna”

(come Chandra Namaskar, il Saluto alla Luna o Ardha Chandrasana, la posizione Yoga della Mezza Luna)

Danda

“Bastone”

(come Dandasana, la posizione Yoga del Bastone o Chaturanga Dandasana)

Hasta

“Mano”

(come Utthita Hasta Padangustasana, la posizione Yoga della Mano Estesa all’Alluce o Urdhva Hastasana, posizione Yoga delle Mani Sollevate)

Janu

“Ginocchio”

(come Janu Sirsasana, posizione Yoga della Testa al Ginocchio)

Pada

“Piede” o “gamba”

(come Eka Pada Rajakapotasana, la posizione Yoga del Piccione Reale su una Gamba)

Padma

“Loto”

(come Padmasana, posizione Yoga del Loto)

Parivrtta

“In torsione”, “girato da un lato”

(come Parivrtta Trikonasana, posizione Yoga del Triangolo in Torsione o Parivrtta Ardha Chandrasana, posizione Yoga della Mezza Luna in Torsione)

Parsva

“Lato”, fianco”, “laterale”

(come Utthita Parsvakonasana, la posizione Yoga del Fianco Esteso)

Sirsa

“Testa”

(come Sirsasana, la posizione Yoga sulla Testa o Janu Sirsasana, posizione Yoga della Testa al Ginocchio)

Supta

“Reclinato”, “coricato”

(come Supta Virasana, la posizione Yoga dell’Eroe Coricato)

Surya

“Sole” 

(come Surya Namaskar, il Saluto al Sole)

Trikona

“Triangolo”

(come Utthita Trikonasana, la posizione Yoga del Triangolo Esteso)

Urdhva

“In sù”

(come Urdhva Mukha Svanasana, posizione Yoga del Cane a faccia in sù o Urdhva Hastasana, posizione Yoga delle Mani Sollevate)

Utthita

“Esteso”

(come Utthita Parsvakonasana, la posizione Yoga del Fianco Esteso o come Utthita Trikonasana, la posizione Yoga del Triangolo Esteso)

Viparita

“Invertito”, “contrario”

(come Viparita Karani, la posizione Yoga Invertita o Capovolta)

Traduttore e dizionario di Sanscrito Online

Se lo Yoga è la tua passione potrebbe esserti davvero utile ricorrere a un vero e proprio traduttore di Sanscrito

Qui ti lascio il link di un comodo Traduttore Sanscrito per la lingua Inglese (che funziona dal Sanscrito all’Inglese e dall’Inglese al Sanscrito). 

Questo traduttore ti consentirà di conoscere sia il significato di singole parole che la loro scrittura in alfabeto Devanagari.  

Inoltre ti propongo di dare un’occhiata anche a questo interessante Dizionario Sanscrito per le tue traduzioni dall’Italiano al Sanscrito e dal Sanscrito all’Italiano. 

Così, molte parole e il nome degli Asana non avranno più segreti per te!  

Traduttore e Dizionario Sanscrito

Conclusioni

Se sei arrivato fino a qui mi auguro che tu possa aver preso un po’ più di confidenza con il Sanscrito

Come già detto, per praticare Yoga, non è indispensabile comprendere tutti i termini o studiare nel dettaglio questa lingua.

Dopotutto, durante le classi, molti Insegnanti, pronunciano sia il nome degli Asana in Sanscrito, che la loro traduzione in italiano.

Eppure sono convinta che, “masticare” alcune parole in Sanscrito, possa esserti particolarmente utile per entrare in “connessione” con la dimensione più autentica di questa disciplina millenaria.

Non solo… conoscere il Sanscrito può davvero spalancarti le porte ai più importanti concetti filosofici dello Yoga.

Ma se desideri approfondire realmente la tua conoscenza dello Yoga, ti suggerisco di dare un’occhiata
ai nostri Corsi di Formazione per Insegnanti
o ai Corsi di Specializzazione 100 ore (organizzati sia nella formula in presenza che Online).

Inoltre, ti ricordo che, attraverso la nostra Academy puoi scegliere di praticare con noi quando e dove vuoi. 

Infine, per non perdere nuovi contenuti gratuiti sul mondo dello Yoga, continua a seguirci qui sul Blog di Yoga Planet, su YouTube e sui nostri canali social!

Grazie per il tempo che ci hai dedicato!

Namastè 

Francesca Nera 🙂