ANAHATA: il Chakra del Cuore – Conclusione

ANAHATA: il Chakra del Cuore.
Conclusione
Viaggiando tra le caratteristiche e le Virtù di Anahata è d’obbligo una piccola sosta nel Cuore del Chakra che si “nutre” di Aria, il Respiro.
La respirazione è un atto involontario, è il primo atto della vita che nasce e, per molti, resta involontario per tutta la vita ma, lo yoga insegna che, attraverso la scienza del Pranayama, si può diventarne assolutamente protagonisti.
E il Pranayama è l’essenza vera dello yoga che, praticato senza una corretta respirazione, perde la sua sostanzialità riducendosi a semplice esercizio fisico.
Le Asana rendono il corpo fluido, in modo progressivo, aumentando gli spazi fisici corporei perchè ossigeno e prana possano scorrere fluidamente, eliminando eventuali blocchi e permettendo così all’ energia di elevarsi attraverso Sushumna fino a raggiungere la sommità del capo e ogni punto del nostro corpo.
Questo sottolinea l’importanza di una respirazione corretta e un consapevole utilizzo del diaframma.
Ma se fisicamente una buona respirazione dona benefici a livello anatomico rigenerando organi e tessuti, a livello mentale è assolutamente necessaria per riportarci alla presenza, al “momento”, a vivere l’essenza dello Zen, il “Qui e Ora”.
Ed ecco l’importanza di insegnare yoga ai bambini, un primo approccio yogico, ludico, che avvicini il bambino alla consapevolezza del corpo e del respiro…
Il bambino che pratica yoga già dalla primissima età sarà un adulto più consapevole e più attento ai suoi bisogni e a quelli degli altri.
Tra le asana utili al riequilibrio del Quarto Chakra, sicuramente sono da prediligere quelle con estensione indietro che rappresentano l’apertura verso il mondo circostante e che stimolano la parte più umana ed empatica.
Tra queste, Bhujangasana, il cobra, Dhanurasana, l’arco, Rajakapotasana, il piccione in tutte le sue varianti, Matsyasana, il pesce, Salabhasana, la locusta, e tutte le aperture che interessano la parte toracica.
Tra le meditazioni, molto efficaci sono quelle di gruppo che mettono in relazione con l’altro e che rafforzano concetti come l’empatia e la compassione intesa nel senso letterale del termine, ossia condivisione delle sofferenze altrui e le visualizzazioni sul respiro.
E per chi non pratica e non medita, niente paura, il consiglio è quello di passeggiare in luoghi aperti e di rigenerarsi prendendo semplicemente consapevolezza del respiro e del battito cardiaco.
Concludo la descrizione di Anahata con una riflessione sullo yoga, la disciplina millenaria “sepolta” dai misteri che in realtà è l’arte più semplice e naturale di questo mondo che non richiede nulla se non il tuo corpo e la tua mente abbracciati al tuo respiro…
Potrai andare in cima al Tibet, dal maestro di yoga più affermato e più quotato, dal più illuminato dei guru, al seminario più filosofico che esista…ma senza te stesso tutto sarà vano.
Mary Bellomo