L’EVOLUZIONE DEL “MONDO YOGA”

L’EVOLUZIONE DEL “MONDO YOGA”


Dall’omologazione alla libertà di Essere
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Lo spettacolo al quale stiamo assistendo in questi ultimi anni è alquanto inquietante e sconcertante a mio avviso.

Ci sono più insegnanti di Yoga che allievi e ce ne saranno sempre di più.

La previsione, a breve, sarà quella di un mondo Yogico saturo e assolutamente inutile in cui assisteremo al confezionamento industriale di cloni di Yogin, opportunatamente marcati in stili codificati in un mercato in cui si farà a gara per accaparrarsi allievi, una sorta di guerra dei poveri di un prodotto omologato, svenduto ma protetto da copyright e dall’immagine dell’influencer del momento.

La mercificazione di una disciplina millenaria e la distorsione completa della sua essenza come Via per la Realizzazione Totalizzante.

Che si tratti di “involuzione” piuttosto che di evoluzione Yogica, sulla via di stereotipi e appiattimento di massa di un esercito di Yogin pseudospirituali è cosa abbastanza certa.

Il tempo dei Sutra e della trasmissione Parampara è ormai al declino, così come quella finestra aperta sul mondo interiore che Patanjali indicava in un sistema che fosse punto di partenza per il neofita.

Lo stesso Aurobindo auspicava uno Yoga integrale che prescindesse da tipologie egoiche a misura di temperamento umano.

Come salvare lo Yoga da tutto questo? E soprattutto come salvare la propria inclinazione Yogica all’insegnamento?

Non vedo alternativa se non quella di differenziarsi da un mercato che di Yogico ha ben poco, in un percorso di formazione insegnanti che ti permetta di emergere da quell’appiattimento Yogico di stili codificati e Yogin confezionati.

Lo Yoga non è un “mestiere” qualunque, è vocazione, una chiamata a se stessi e alla propria unicità riconducibile, in un certo qual modo, a quel processo che Jung definiva “Individuazione” e che è indubbiamente associabile ad un percorso di “destrutturazione”.

Chiunque può frequentare un corso di formazione qualunque che prepari ineccepibilmente a livello culturale e “atletico” e che forgi allievi a immagine e somiglianza di un maestro: Uno Yoga con tanto di manuale di istruzioni in uno “stile”.

Ma quanto Yoga c’è in tutto questo? Quanto del tuo Essere Yoga?
Neanche un po’ direi. Starai semplicemente seguendo le istruzioni ricevute esattamente come altre centinaia di insegnanti uguali a te.
Spesso mi chiedono che “stile” insegno e ogni volta resto sempre più basita.

Il mio Yoga! E non per presunzione egoica ma semplicemente perché non credo si possa ingabbiare La Disciplina millenaria in uno stile.

E’ come il fiume che rompe gli argini per gettarsi nell’oceano, finchè è arginato resterà fiume e non oceano.

Un corso di formazione insegnanti Yoga e ancor prima un Maestro, dovrebbe essenzialmente fornire quegli “strumenti” atti ad innescare il processo di disidentificazione di cui parlavo prima, che ti porterà ad identificare la tua Vera Natura.

La tua Unicità e il tuo percorso faranno la differenza.

Raffaele Morelli, psicoterapeuta, individua nel disagio, assai dilagante nella nostra società il soffocamento della propria essenza e unicità: “l’edera si arrampica e la quercia si radica”
Ognuno ha un modo differente di stare al mondo e scoprire la propria natura e unicità significa divenire protagonisti dell’esistenza e non più burattini manovrati da fili.
Rinunciare al “perfezionismo” anche di una pratica, accogliendo le proprie vulnerabilità crea quel vuoto da cui emerge il talento che esprime, attraverso la creatività, il tuo essere unico e inimitabile.

Il mio Yoga non ha bisogno di “stile” così come il tuo.

Tutto quello che occorre è il fluire dell’istante che sgorga da quel vuoto e diventa pura meditazione estatica fuori da ogni stereotipo Yogico, senza spazio né tempo.
E’ l’espressione più intima della sacralità dalla quale spalancare la finestra sull’immenso mondo interiore…assolutamente incontenibile in uno “stile”.

Mary Bellomo