Lo Zen e le sue Storie

Lo Zen e le sue Storie

Lo Zen e le sue Storie

Nell’articolo sullo Zen,  parlando della semplicità di questa Via che non è religione né filosofia ma uno stato mentale,  mi è venuto fuori un pensiero che secondo me riassume bene la sua essenza “nulla di straordinario ma stupirsi dell’ ordinario”
Vi sarà capitato di leggere qualche storia Zen, trovo che siano illuminanti nella loro semplicità e trasparenza. 
Spesso si tratta di un confronto tra allievo e maestro sotto forma di dialogo che mostra in modo chiaro ed inequivocabile l’atteggiamento del maestro che si limita ad un imput dal quale possa innescarsi quel meccanismo di conoscenza intuitiva di cui parlavamo. 
Il maestro spesso in modo ironico, indica una direzione andando oltre le parole perché sia l allievo a dare la risposta alla sua stessa domanda. 
Adoro leggerle, nella loro semplicità trovo che siano più illuminanti di un trattato scientifico ed è per questo che ho deciso di proporre di tanto in tanto, storie tratte da raccolte per lo più giapponesi poiché, seppur non vincolante a nessun dogma religioso, lo Zen trae le sue origini da Dhyana, la meditazione elevata, e attraverso la filosofia Chan cinese dà arriva in Giappone. 
La storia che segue, tratta da “101 Storie Zen” ha come tema un concetto fondamentale il Vuoto.
Pieni come siamo di congetture, convinzioni e  condizionamenti, saturi di tutto se prima non svuotiamo creando il Vuoto, il Niente, non possiamo accogliere… esattamente come una tazza di tè già colma non può contenerne altro.

“Una tazza di tè”  

Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n’entra più!».

«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?». (da “101 Storie Zen”)

 

Mary Bellomo